header-roseto

Liliana Segre

(Milano, 10 settembre 1930)

Attivista e politica milanese, di origine ebraica, superstite dell’Olocausto e testimone della Shoah italiana. Orfana di madre, dopo essersi nascosta a casa di amici di famiglia, all’età di 13 anni insieme al padre prova a fuggire dalle leggi razziali fasciste del 1938 verso la Svizzera, ma vengono respinti. Entrambi vengono arrestati alcuni giorni dopo. Dopo alcune settimane di carcere a Como e Milano, nel 1944 è deportata da Milano verso il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. All’arrivo è separata dal padre, che non vedrà mai più: lui morirà il 27 aprile 1944. Stesso destino orribile occorre ai suoi nonni paterni, deportati e uccisi nelle camere a gas di Auschwitz il 30 aprile 1944. Viene messa ai lavori forzati in una fabbrica di munizioni dove resta per un anno. Attorno a lei, molte persone tra cui amiche e amici, vengono uccisi, mentre lei riesce a superare tre selezioni e a rimanere in vita. Alla fine di gennaio del ’45 si avvia con gli altri ebrei detenuti nella marcia della morte verso la Germania. Viene liberata dall’Armata Rossa il 1° maggio del 1945 dal campo di Malchow. Dei 776 bambini italiani deportati, la piccola, forte Liliana è tra i 25 superstiti. Tornata a casa vive con gli zii e poi con i nonni materni in un’Italia che ha voglia di ripartire, di superare e dimenticare gli orrori della guerra. Gli anni della giovinezza sono duri per Liliana: «Era molto difficile per i miei parenti convivere con un animale ferito come ero io: una ragazzina reduce dall’inferno, dalla quale si pretendeva docilità e rassegnazione. Imparai ben presto a tenere per me i miei ricordi tragici e la mia profonda tristezza. Nessuno mi capiva». Si sposa nel 1951 e ha tre figli. In età adulta porta avanti uno strenuo lavoro di testimonianza, racconto e memoria contro l’indifferenza verso l’Olocausto, le discriminazioni, i crimini d’odio. Riceve premi e riconoscimenti per il suo impegno costante nelle battaglie in difesa dei diritti civili e parla in diverse occasioni della sua storia, come monito per le nuove generazioni. Nel 2018, in occasione dell’80° anniversario dalla promulgazione delle leggi fasciste, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella la nomina Senatrice a vita: la quarta donna ad assumere tale incarico.

La Rosa

Gioia o Pace

Molto rifiorente , rustica e resistente alle malattie, leggermente profumata, altezza 80-100cm, bicolore rosa e giallo.
È la rosa più coltivata e famosa al mondo. Conosciuta anche con il nome di “Peace”, fu data in dono ai 49 delegati che si riunirono a San Francisco nel 1945 per fondare l’Organizzazione delle Nazioni al termine del secondo conflitto mondiale.
Qual e rosa meglio di questa poteva rappresentare Liliana, testimone della Shoah e reduce dal conflitto mondiale.